La vita segreta delle emozioni – Seconda parte

La vita segreta delle emozioni - Seconda parteLeggi la prima parte.

Perché le emozioni si sentono in modo automatico?
Il pensiero razionale controlla davvero l’emozione?
In che modo l’emozione influisce sulla malattia?
Come puoi rendere i tuoi figli più emotivamente intelligenti?
Puoi guardare qualcuno in faccia e capire cosa sta provando?
Sentiamo la gioia, la tristezza o la paura tutti allo stesso modo?
Cos’è un’ emozione?

“How Emotions Are Made” è la pubblicazione che risponde a queste domande e a molte altre, rivelando le ultime ricerche e le intriganti applicazioni pratiche della nuova scienza dell’emozione, della mente e del cervello.

Negli ultimi 25 anni la professoressa di Psicologia Lisa Feldman Barrett ha studiato il cervello, ha analizzato centinaia di studi di fisiologia, a creato mappature delle espressioni facciali.

I risultati dei suoi studi ci offrono una nuova visione sulle emozioni e sul ruolo determinante che svolgono nell’influenzare il significato che ciascuno di noi attribuisce al proprio vissuto esperienziale.

Lisa Feldman Barrett afferma: ”Per molto tempo la natura dell’emozione è stata fraintesa, capire cosa sono realmente le emozioni ha conseguenze importanti per tutti noi. Da scienziata, ho studiato le emozioni negli ultimi 25 anni, e nel mio laboratorio abbiamo investigato volti umani misurando i segnali elettrici che fanno contrarre i muscoli facciali per mostrare le varie espressioni. Abbiamo studiato il corpo umano mentre prova emozioni. Abbiamo analizzato numerosi di studi di fisiologia che coinvolgono migliaia di soggetti. Abbiamo e esaminato ogni studio relativo alla risonanza magnetica di cervelli di soggetti emotivamente attivati pubblicato negli ultimi 20 anni. I risultati di questa ricerca sono straordinariamente omogenei. Solitamente riteniamo che le emozioni sono condizionate e sentite dopo essere state stimolate, ma non è così. Potreste pensare che il tuo cervello sia precostituito con circuiti emozionali, ma non è così. Infatti, nessuno di noi in questa stanza nessun cervello, sul pianeta, contiene circuiti emozionali.

Quindi? Cosa sono le emozioni? Le emozioni sono delle ipotesi.

Sono le ipotesi che il cervello si costruisce nel momento in cui miliardi di cellule celebrali si attivano simultaneamente,e noi abbiamo un controllo su queste ipotesi molto più inferiore di quanto possiamo immaginare. Il fatto è che le emozioni non sono costruite nel cervello alla nascita. Sono acquisite.

Il tuo cervello sta setacciando un’intera vita di esperienze, facendo migliaia di supposizioni, soppesando le probabilità, tentando di rispondere alla domanda: “A cosa assomiglia di più?”. Non: “Cos’è?”, Ma: “A cosa somiglia di più nella mia esperienza passata?“. E tutto questo capita in un batter di ciglia. “

In psicoterapia, lo psicologo nel discriminare ad esempio la tristezza dalla malinconia, ha il compito di facilitare un contatto profondo tra il cliente e la sua emozione, accompagnandolo nell’esplorare il proprio vissuto emotivo, senza tuttavia lasciarsi influenzare dalle esperienze personali connesse a quella stessa emozione.

In altre parole , la comprensione empatica da parte dello psicoterapeuta si realizza nel sentire l’emozione come se fosse la propria senza mai dimenticare che non è la propria.

Tuttavia a volte può accadere che il cervello faccia fatica a trovare un buon abbinamento, in questi casi si parla di “cecità esperienziale”, come mai succede? Perché nel momento in cui il cervello scandaglia il passato, si realizza una nuova conoscenza che influenza il modo con il quale percepiamo uno stimolo e il cervello costruisce un’immagine che nella realtà non esiste, e questa sorta di allucinazione è quella che i neuroscienziati chiamano “predizione”.

Le predizioni sono il modo in cui lavora il nostro cervello. Le predizioni sono la base di ogni esperienza. Sono la base di ogni azione che compiamo, poiché sono primordiali. Dunque, il cervello non reagisce al mondo, ma facendosi influenzare dall’esperienza passata, il cervello predice e costruisce il modo in cui percepiamo il mondo.

Il modo in cui vediamo le emozioni altrui è profondamente radicato nelle predizioni.

A noi SEMBRA di GUARDARE in faccia qualcuno e di leggere l’emozione nelle sue espressioni facciali nel modo in cui leggiamo parole su una pagina. In realtà, dietro le quinte, il cervello sta facendo una previsione.

Utilizza l’esperienza passata basata su dati simili per cercare un significato.

Dunque, qui la lezione è quella che le emozioni che attribuiamo agli altri in realtà provengono in parte da ciò che si trova nella nostra mente.

Oggi ci sono multinazionali che investono milioni di dollari nella ricerca di risposte alle domande sbagliate, perché cercano di riconoscere le emozioni sul viso e nel corpo, ma le emozioni non sono sul volto e nel corpo.

I movimenti fisici non hanno in sé alcun significato emozionale. Dobbiamo attribuirglielo noi. Un individuo deve ricollegarli al contesto, ed è questo che gli dà significato.

È così che riconosco la tristezza in un sorriso e un pianto che significa gioia e se ho uno sguardo freddo, può significare che sto tramando con rabbia la sconfitta del mio nemico.

Il modo in cui proviamo le nostre emozioni funziona allo stesso modo. Il nostro cervello è fatto facendo predizioni, tentativi, che costruisce momento per momento con miliardi di neuroni che lavorano insieme.

Icervello è già predisposto per provare alcune sensazioni, semplici sensazioni che provengono dalla fisiologia del corpo. Così quando nasciamo, proviamo sensazioni di calma, di agitazione, eccitazione, benessere e sconforto. Ma queste semplici sensazioni non sono emozioni.

In realtà, sono in noi in ogni momento della nostra vita. Sono semplici riassunti di quello che succede nel corpo, quasi come un barometro, ma hanno davvero pochi dettagli, e noi abbiamo bisogno di quei dettagli per capire la prossima mossa: cosa fare con queste sensazioni?

E come fa il cervello a fornire questi dettagli?

Bene, è ciò che fanno le predizioni. Le predizioni connettono le sensazioni del corpo che danno quelle emozioni di base con ciò che accade nel mondo intorno a noi così sapremo cosa fare. E forse queste costruzioni sono emozioni.

E quindi la lezione qui è che le emozioni che nascono in realtà sono create da noi. Non siamo alla mercè di fantomatici circuiti emozionali sepolti nel profondo di qualche luogo ancestrale del cervello. Abbiamo molto più controllo sulle nostre emozioni di quanto siamo abituati a credere.

Certamente non basta schioccare le dita per modificare ciò che proviamo come se ci stessimo cambiando d’abito, ma il nostro cervello é strutturato in modo che, mutando gli ingredienti che usa per creare emozioni allora può trasformare la nostra vita emotiva.

Se cambiate questi ingredienti oggi, state insegnando al cervello come predire il futuro in modo differente, e questo è ciò che definisco essere architetti della propria esperienza.

Ma alcuni provano un’angoscia paralizzante. Hanno un’ansia da esame. In base alle esperienze passate sui test affrontati il loro cervello predice un battito accelerato, mani sudate, così tanto da rendere impossibile sostenere l’esame. L’esito non è buono, un volta non solo cadono un corso, ma l’intero percorso universitario.

Ma ecco il punto: un cuore che batte forte potrebbe rappresentare il tuo corpo si stia preparando per la battaglia per superare l’esame … oppure, per tenere un discorso di fronte a un pubblico di persone su un palco mentre vieni filmato.

La ricerca scientifica mostra che gli studenti che imparano questo modo di generare una carica di energia, che sostituisca l’ansia, ottengono risultati migliori agli esami. Questa preparazione consente ai nostri cervelli di affrontare il futuro in modo diverso anche se è una sfida. Tutto questo è quello che può essere definito come intelligenza emotiva in azione.

Ora noi stessi possiamo coltivare quest’intelligenza emotiva nella vita di ogni giorno. Naturalmente non sto suggerendo che vi basti seguire un paio di trucchetti mentali per superare la depressione l’ansia o ogni altra sorta di condizione di disagio psichico.

Tuttavia non bisogna dimenticare che maggior controllo significa assumersi la responsabilità delle proprie reazioni emotive e dei comportamenti che ne derivano.

A volte siamo responsabili non perché ne abbiamo colpa ma perché siamo gli unici che possiamo cambiarlo. Responsabilità è una parola grossa, tanto grossa, infatti, che a volte la gente sente la necessità di resistere all’evidenza scientifica secondo cui le emozioni sono create e non innate.

L’idea che siamo responsabili delle nostre emozioni è difficile da mandare giù, quindi anziché “soffocarvi”con quest’idea, fate un respiro profondo, abbracciate questa responsabilità, perché è un modo più semplice, un sistema più consapevole, per vivere una vita emotiva più flessibile e gratificante.

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